Citando Calvino, e tu perché scrivi?

images (10)Caro Scrittore e Cara Scrittrice,

ho da poco finito di leggere Sotto il sole giaguaro, di Italo Calvino. Una raccolta di racconti, scritti tra il 1972 e il 1984, pubblicata postuma nel 1986. Ogni racconto è dedicato a un senso percettivo (Olfatto, Gusto, Udito). L’idea di Calvino era di pubblicare un libro intitolato I 5 sensi.

Purtroppo, il destino volle che il suo progetto fosse monco di due sensi, Tatto e Vista, giacché Italo morì di Ictus nel 1985.

Inutile dire che te ne consiglio la lettura, dato che Calvino è un vero maestro nell’arte dello scrivere e Dio solo sa cosa avrebbe tratto fuori in un racconto dedicato alla vista e al tatto… tocca “accontentarci”, si fa per dire, di soli tre sensi, trattati in una forma narrativa mirabile. 😉

Quello che mi ha colpito è un estratto che Calvino scrisse con Luigi Baldacci, in cui spiega perché egli scrive:

Un libro che sto scrivendo parla dei cinque sensi, per dimostrare che l’uomo contemporaneo ne ha perso l’uso. Il mio problema scrivendo questo libro è che il mio olfatto non è molto sviluppato, manco d’attenzione auditiva, non sono un buongustaio, la mia sensibilità tattile è approssimativa, e sono miope. Per ognuno dei cinque sensi devo fare uno sforzo che mi permetta di padroneggiare una gamma di sensazioni e sfumature. Non so se ci riuscirò, ma in questo caso come negli altri il mio scopo non è tanto quello di fare un libro quanto quello di cambiare me stesso, scopo che penso dovrebbe essere quello di ogni impresa umana. Voi potete obiettare che preferite i libri che convogliano una reale esperienza. Ebbene anch’io. Ma nella mia esperienza la spinta a scrivere è sempre legata alla mancanza di qualcosa che si vorrebbe conoscere e possedere, qualcosa che sfugge. 

E da qui la domanda: e tu, scrittore, perché scrivi?

GGB

La mia intervista a Radio Autori Emergenti

Cellulare, auricolare e libro in mano.

Basta davvero poco per essere intervistati da radio autori emergenti, che da un anno e più presenta i nuovi autori e le loro opere.

Tutto questo è possibile grazie al paziente lavoro di Irene, in arte Daisy Raisi, persona con cui ho avuto modo di collaborare anche per Radiovortice.it, l’emittente on line per cui registro trasmissioni.
Ringraziandola per la sua passione e per il suo invito, vi lascio alla puntata registrata.

Buon ascolto!

GGB

La mia video intervista a “Il Narratore”

Un nuovo modo per intervistare, pratico, semplice ed innovativo, al quale ho risposto con grande piacere durante un viaggio in treno verso Bologna.
Immagini, musica e parole scritte: sono questi gli ingredienti della cosiddetta video intervista.

Ringraziando Tanya d’Antoni per avermi ospitato e per il sublime e importante lavoro che fa in modo gratuito e disinteressato, per gli autori emergenti attraverso la rubrica de il Narratore, vi auguro una buona visione 🙂

O meglio, una buona lettura!
😉

GGB

Vi presento il mio me scrittore!

Bene!

Credo che il modo migliore per iniziare un blog che mi aiuti a promuovere Selvaggia, I Chiaroscuri di Personalità, sia partire proprio dall’autore, ovvero da me.

Il punto è cosa si intende per me.

Uno che ha scritto di una doppia personalità lascia intendere che creda fermamente che ciascuno di noi non abbia una personalità univoca, una statua di marmo rigida, sempre chiara e lampante. Al contrario, probabilmente riterrà che la personalità sia più della somma dei singoli me che la compongono. In effetti è proprio così, e aggiungerei che i me mutano a seconda delle situazioni, del tempo che scorre, delle persone, dei contesti… ci percepiamo spesso nuovi, diversi, a volte fatichiamo a descriverci e a conoscerci. Siamo in breve personalità in crescita, plastiche, pur avendo chiaro il senso di continuità, l’idea di essere sempre gli stessi, unici.
Questa digressione mi è servita per definire quale dei me descriverò; perchè c’è un limite importante che mi è imposto dal mio me psicologo: se voglio lavorare come psicoterapeuta, come spero, è bene che un cliente poco sappia di chi io sia, di quale squadra tifi, quali idee politiche abbia, e via dicendo (cosa davvero difficile oggi, con l ‘avvento di facebook) . Può invece sapere cosa ho scritto e quali sono le mie posizioni sulla psiche. E dunque limiterò al massimo le informazioni personali su questo blog, riservandomi di descrivere unicamente il me scrittore.
Quando nasce il Giovanni scrittore? Direi in tenera età. Nel guardare tra i fumosi ricordi di quando ero bambino, identifico la prima volta che ho scritto con l’immagine di me, ad otto anni, davanti ad una vecchia ed enorme Olivetti verde. Mi ricordo che iniziai a scrivere storielle su quella vecchia macchina da scrivere del nonno, affascinato come ero da quell’aggeggio rumoroso che non perdonava alcun errore di digitazione, lasciandolo indelebile sul foglio. Ricordo che non ero tanto diverso da oggi (a proposito di personalità mutevoli…!), passavo ore a camminare e a pensare a come sviscerare le storie che inventavo.

Camminare e pensare, sono sempre stato un fan dei peripatetici!

Ovviamente molte di queste storie sono state iniziate e mai finite. Solo con Selvaggia (iniziato a diciannove anni)  ho avuto la costanza di continuare e, soprattutto la voglia di arrivare alla fine, la stessa che vedo ora in chi legge il mio romanzo.
Selvaggia però non è a tutti gli effetti la prima pubblicazione, è solamente (si fa per dire) il primo testo narrativo edito e di certo, nel mio piccolo, lo scritto piú famoso. Ufficialmente ho anche, al momento, due pubblicazioni scientifiche. Una sulla formazione al colloquio, e uno sulla legge Basaglia e sull’integrazione del malato mentale, in inglese.
Altra robetta è in uscita ma ne parleremo..!
Accennavo ai vari scritti non terminati, storie di pirati, gialli, favole e chissà quanto altro, finiti nel cestino perché mai conclusi.

Onestamente non avrei mai pensato di terminare qualcosa, eppure è stato così.
E spero ovviamente non sia l’ultima. In qualche modo, la vecchia e rumorosa e pesante Olivetti dello studio del nonno ha aperto una strada, creando un nuovo me, scrittore, che vedremo dove arriverà.
Come mi piace spesso ripetere a me stesso (e oggi lo ricordo al me scrittore)
tanta strada ho fatto, tanta ne devo ancora fare.

GGB

Aprire un blog, ovvero accettare una sfida

Eccomi, mi sono convinto anche io.
Dopo il webinar su Skype di Emanuele Properzi, e la sua provocazione (voluta, non voluta? Non so) “devi superare il blocco psicologico” mi sono convinto.
Mai dire ad uno psicologo di superare un blocco psicologico. La prenderà come una sfida personale e professionale!!
Scherzi a parte, ho ritenuto che il blog sia la migliore forma di promozione di Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità.

Sperando in un fruttuoso percorso (e nel tempo per percorrerlo)
iniziamo questa nuova sfida! 😉