Selvaggia a Oasi Urbana!

Selvaggia, di Giovanni Garufi Bozza

Caro Visitatore,

oggi ti regalo una bella informazione e la uso per darti un consiglio, che spero apprezzerai,
sia se sei un lettore sia se sei un autore emergente.

Un altro negozio a Roma ha finalmente disponibile delle copie di Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità.

Come per Spazio Ebbro (il locale dove attualmente vendo il mio libro, come ti ho già raccontato) anche questa volta non ho scelto una libreria qualunque ma un negozio equo e solidale, nel pieno centro di Roma, a pochi passi da Stazione Termini.

Sono dell’idea che più il luogo è particolare, più c’è speranza di promuovere il libro in ambienti diversi dalla libreria, dove ovviamente c’è una moltitudine di testi tra cui la propria opera scompare, se non è in bella mostra e se non è pubblicizzata con espositori e altro.

Questa volta si tratta dell’Oasi UrbanaOasi Urbana

Ho conosciuto questo locale alcuni mesi fa, nel corso di un’iniziativa sociale, e ne ho subito apprezzato sia il personale che la gestione dello spazio.

Vediamo un po’ di storia di questo negozio: Il negozio si trova a Via Urbana 107, a pochi metri dalla fermata metro Cavour, e a poca distanza dalla stazione Termini. E’ dunque nel cuore di Roma in un quartiere come quello di Esquilino, che si snoda tra viuzze, scorci e palazzi antichi, che incorniciano la bottega in un quadro pittoresco e suggestivo, che Roma sa degnamente offrire. 🙂

Tra gli alimenti equo e solidali, magliette e oggettistica di vario genere (e davvero apprezzabile artisticamente), hanno organizzato uno spazio libreria, dove per l’appunto troverete anche il mio libro! 🙂

Ho detto poc’anzi che avevo un consiglio sia per i lettori che per gli autori, legato a questo luogo.

Se sei un lettore….
E’ sicuramente un luogo culturale molto apprezzabile e le iniziative che mettono in piedi sono certamente un arricchimento culturale: promozione libri, film, dibattiti, e tanto altro.

Basta iscriversi alla loro mailing list per ricevere ogni settimana un appuntamento diverso,
che copre anche il week end; simpatica è ad esempio la giornata dello baratto: puoi portare quello che in casa non ti serve per poterlo scambiare con ciò che portano altre persone, senza altre spese (sul manifesto scrivono: porta tua suocera! Mi raccomando, Visitatore! E’ per farla divertire,
non puoi barattarla!!).

E veniamo ai libri: ne troverete di tutti i tipi, dal politico al sociale, al biologico, ai libri per i bambini
e tanto altro ancora! Ovviamente sai già quale libro ti consiglio di comprare no..? 😉 un indizio…?
Mi è talmente piaciuto, ma talmente tanto che… l’ho scritto io! 😉 😀

Se sei un autore emergente

In questo spazio non manca anche una saletta cinema attrezzatissima,  e il mio spassionato consiglio, caro Visitatore, è di prendere i contatti con i gestori del locale, perché è il posto ideale per farci una presentazione: ha un bel telo per le proiezioni, con la visibilità di un cinema (nel caso tu abbia un trailer del libro, simile al mio), un’acustica ottima con o senza microfono, due mailing list molto ben fornite, per dar notizia della tua presentazione e ti forniscono anche una locandina dell’evento 😀

Anche io il 2 dicembre 2012, ho presentato il mio libro in questo spazio! 🙂 🙂

In più, e questo è apprezzabile se hai auto-pubblicato il tuo libro e ti manca la visibilità,
se il tuo testo piacerà ai gestori, potrai mettere il tuo libro in conto vendita
(quindi a costo zero sia per te che per la libreria).

Più avanti ti racconterò cos’è il conto vendita e la promozione libri in libreria delle edizioni drawup. Bene! Mentre io e Selvaggia cerchiamo nuovi luoghi di promozione e nuove perle romane e non solo da farti conoscere e apprezzare, ti auguro una buona visita all’Oasi Urbana! 😉

GGB

 

La presentazione dei personaggi di Selvaggia: la protagonista.

Veniamo ora all’ultimo personaggio del romanzo, probabilmente il più complesso, e a mio avviso il più affascinante: Selvaggia.
Ho già descritto la componente di Martina, ora riprendo questo personaggio descrivendolo nelle sue vesti dark (che fatica rendere conto di una doppia personalità! :P)

La prima parola chiave è socievolezza: a differenza di Martina, Selvaggia non è chiusa al mondo circostante. Bensì ama avere rapporti sociali, talvolta fino all’estremo, fino al concedersi a perfetti sconosciuti. Similmente a Martina non ama i legami continuativi: è aperta, solare, socievole, ma non si incastra in relazioni durature. Daniel rappresenterà l’unica eccezione.

La seconda parola chiave è libertà: Selvaggia per il mondo non esiste, non ha un carta d’identità che legittima la sua esistenza. Questo la rende libera, spesso sfacciata, violenta, e priva di freni inibitori, l’esatto opposto di Martina. Questa è la costante che la fa sistematicamente cacciare nei guai.

La terza parola chiave è dark: Selvaggia ama tutto ciò che è nero, tutti i monili che richiamano la morte e l’oscurità, sebbene ciò cozzi enormemente con la sua solarità.

La quarta parola chiave è patologia: se Martina ha i suoi problemi, Selvaggia non è da meno (aggiungerei: ovviamente!, essendo la stessa persona scissa). A differenza di Martina però, sarà proprio Selvaggia a dar voce alla patologia, a giustificare e narrare a Daniel in cosa consiste la sua doppia personalità, a far entrare il giovane nel suo mondo scisso.

La quinta parola chiave è dunque consapevolezza: Selvaggia si è costruita un mondo paradossale, incredibile, di cui però è perfettamente consapevole. Non sbaglia un colpo, non cade mai in inganno; non avrà mai anche solo un lapsus che la tradisca sull’irrealtà della sua situazione. Si è creata questo mondo, in cui sta bene e che cercherà di proteggere e conservare fino all’estremo.

La sesta parola chiave è fascino: ovviamente io sono l’autore, quindi il mio giudizio conta fino ad un certo punto, perché di parte, ma nel descrivere Selvaggia ho sempre goduto del fascino di questo personaggio, sensuale sia nel modo di vestire, che negli atteggiamenti, che nel parlare.

Questa è in sei parole chiave la complessità di Selvaggia, il resto… lo dovete scoprire voi lettori 😉

GGB

La presentazione dei personaggi di Selvaggia: Daniel.

Ho pensato che in questo blog mancasse qualcosa in merito al libro Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità: la presentazione dei personaggi.
Nei prossimi post cercherò di fare ammenda presentandone uno ad uno. 😉

Il primo è Daniel, quello di cui in genere alle presentazioni parlo di meno… Chissà perché poi?
È il vero protagonista della storia, colui che il lettore segue per tutta la durata del romanzo, essendo la telecamera dietro di lui.

Timido, talvolta impacciato, razionale e socievole, ecco come si presenta il ragazzo. Ama suonare la chitarra e vivere in modo lineare, nella sua classica anormalità, che non concede spazio a colpi di testa, a sconvolgimenti improvvisi, quelli dove verrà invece condotto da Selvaggia.

Vediamo qualche parola chiave che si lega al ragazzo.
Daniel rappresenta la semplicità, contrapposta alla complessità della figura di Martina-Selvaggia. Al tempo stesso rappresenta la razionalità, contrapposta all’irrazionalità delle due ragazze, per le quali cercherà di diventare una sorta di ponte, di unificatore di due parti scisse di un unico corpo.

Ma non aggiungo altro, per non fare spoiler. 😀

Dirò solo quello che traspare già dall’anteprima del libro.

Selvaggia, non rendendosi (o non volendosi rendere conto?) che il ragazzo conosciuto al Jungle altri non è che lo stesso ragazzo compagno di università di Martina, inizierà un flirt con lui, per un’unica sera.

Daniel non tarderà a notare il legame tra Martina e Selvaggia, e ciò costringerà la ragazza a dare spiegazioni, scegliendo la via della rivelazione, proteggendosi con cinque regole che lei stessa imporrà al ragazzo. Daniel diverrà così una sorta di diario su cui la ragazza segnerà la sua storia, in buona parte illogica e irrazionale.

Solo la pazienza del giovane potrà servire a contenere tanta illogicità; una su tutte (sempre senza fare spoiler): Selvaggia parlerà di Martina in terza persona, alzando dei veri e propri muri tra lei e la ragazza, e rendendo questa dicotomia tra i suoi due Sé ancora più profonda.

Un ulteriore parola chiave per descrivere il giovane è amore. Riprendo le parole che mi ha un giorno Alessandro Vizzino, autore di SIN e de La Culla di Giuda, mi scritto su un commento su facebook. “Daniel è capace di vero amore”.

E’ positivo essere riusciti a trasmettere questa considerazione sul modo di amare del ragazzo, perché l’amore è proprio il sentimento che Selvaggia riuscirà ad insegnargli, pur senza rendersene conto.

Proprio a lui, che nell’amore non crede e lo considera un legame fragile, destinato a distruggersi, diverso dall’amicizia, che è come una catena di ferro che lega due persone. Passerà dunque dalla razionalità all’emozione irrazionale, matto, che fa fare tutto.
(Quando sei innamorato pazzo fai questo ed altro, dirà Daniel).

Ultima parola chiave credo che sia Sé ideale. In molti mi chiedono se la storia è reale e soprattutto se sono io Daniel. Alla prima domanda non rispondo, lo lascio immaginare al lettore, alla seconda rilascio solo un sincero… magari!

Magari avere un carattere come quello di Daniel, spontaneo e sincero. Magari saper andare in motorino (sono negato), e saper suonare la chitarra (non ho mai avuto tempo per imparare). Magari avere la sua pazienza e la sua capacità di cavarsela in ogni situazione.

E’ indubbio che Daniel sia il personaggio che sento più vicino, e che molte situazioni e persone accadute o incontrate, le ho vissute in prima persona. Ma non ho tracciato il mio carattere, né ho vissuto io stesso un incontro con un personaggio come Selvaggia (anche lì… magari!).

Direi che Daniel sia più il mio Sé ideale, quello che vorrei essere, con quel carattere puro e sincero, così difficile da trovare. E che francamente non credo che sarò mai 😉

 GGB

Sfumature e Chiaroscuri nel romanzo “Selvaggia”

Volevo inizialmente tracciare Martina e Selvaggia come due entità ben separate tra loro, uniche, ben marcate e tratteggiate. Spesso Selvaggia ripeterà a Daniel che è diversa da Martina, parlandone in terza persona e spingendo il ragazzo a fare lo stesso.

Andando avanti però mi resi conto che la linea di demarcazione, cosi nettamente da me marcata,  andava via via sfumando nel corso della stesura del romanzo. Una volta concluso, capii che avevo creato diverse sfumature, dei continui chiaroscuri dei personaggi, alcuni dei quali individuati dagli stessi lettori, dopo la pubblicazione.

Quanto cresce un romanzo quando, venuto al mondo, si nutre voracemente delle interpretazioni dei lettori, modificando la sua fisionomia!

Il chiaroscuro da me individuato e descritto è quello più diretto, evidente, tra Martina (il chiaro) e Selvaggia (lo scuro). In mezzo varie sfumature come la copertina mostra.

C’è poi un secondo chiaroscuro, suggeritomi da alcuni lettori, che è persino capovolto. È davvero Selvaggia la parte oscura di Martina? Non è piuttosto l’inverso? Non è forse Selvaggia la parte più viva e solare (dunque chiara) di un corpo che con la sola Martina, chiusa, inespressiva, isolata (scura), morirebbe?
Solitamente ho notato che ci sono due fronti : chi ama Martina e non sopporta Selvaggia, vede la prima chiara e la seconda scura. Chi, all’inverso, nutre una simpatia per Selvaggia, la vede come la parte chiara.

Naturalmente non mi schiero con nessuna delle due posizioni, anche se ho una mia personale idea, in parte diversa da quella di partenza, costruita assieme ai lettori con cui ho avuto il piacere di scambiare opinioni.

Alla prima presentazione fatta nel 2011 alla libreria koob, riflettendo su come presentare i personaggi principali, ho individuato un terzo chiaroscuro, che prima mi era poco chiaro.

Apro una piccola parentesi in forma di domanda: è possibile che ci siano delle cose che sfuggono all’autore? Non ha forse il controllo di tutto? No, non è cosi. Un autore narra una storia, ha in mente una traccia, crede di sapere tutto sul suo libro. Poi scopre di aver scritto molto di più, che i suoi personaggi crescono con le opinioni dei lettori, con la rilettura che lo stesso autore fa dopo la pubblicazione. Vivono quasi di vita propria: Renzo e Lucia dei Promessi Sposi non furono concepiti da Manzoni cosi come oggi li conosciamo. Sono il frutto di mille interpretazioni che gli studiosi ne hanno fatto e che i milioni di lettori fanno ogni giorno, leggendolo. Quante di queste interpretazioni furono volute e quante non volute, o almeno non furono cosi lampanti, per lo stesso Manzoni?

Torno al terzo chiaroscuro, quello interno alla stessa Martina e alla stessa Selvaggia. Essendo due personalità distinte anch’esse, come tutti noi, hanno un lato oscuro e uno chiaro e mille sfumature interne.

Martina ha una parte chiara, evidente, data dal suo aspetto fisico (mi viene ora da dire, dal suo apparire) dal suo essere bionda, vestita sempre con colori pastello. Tale parte chiara cozza enormemente con la sua oscurità interna (col suo essere), che la chiude al mondo, isolandola. Diversamente Selvaggia appare oscura, dark, tetra, inneggiante la morte, le tenebre ma il suo essere è solare, socievole, aperto alla vita (seppur sbandata)  e alle relazioni.

Chissà quante altre sfumature di chiaroscuro potrete trovare voi, leggendo il romanzo. Se volete, scrivetemele qui sotto come commento o alla mia mail 🙂

GGB

La mia intervista a Radio Autori Emergenti

Cellulare, auricolare e libro in mano.

Basta davvero poco per essere intervistati da radio autori emergenti, che da un anno e più presenta i nuovi autori e le loro opere.

Tutto questo è possibile grazie al paziente lavoro di Irene, in arte Daisy Raisi, persona con cui ho avuto modo di collaborare anche per Radiovortice.it, l’emittente on line per cui registro trasmissioni.
Ringraziandola per la sua passione e per il suo invito, vi lascio alla puntata registrata.

Buon ascolto!

GGB

La mia video intervista a “Il Narratore”

Un nuovo modo per intervistare, pratico, semplice ed innovativo, al quale ho risposto con grande piacere durante un viaggio in treno verso Bologna.
Immagini, musica e parole scritte: sono questi gli ingredienti della cosiddetta video intervista.

Ringraziando Tanya d’Antoni per avermi ospitato e per il sublime e importante lavoro che fa in modo gratuito e disinteressato, per gli autori emergenti attraverso la rubrica de il Narratore, vi auguro una buona visione 🙂

O meglio, una buona lettura!
😉

GGB

Selvaggia: sfoglia l’anteprima!

Con l’avvento delle nuove tecnologie e dei new media è possibile dare al lettore una visione a 360°  del proprio romanzo, integrandolo con commenti, video, recensioni on-line, trailer, musiche, e via dicendo. Si sono letteralmente moltiplicate le possibilità di lancio, promozione, e diffusione di un’opera.

Nulla però, a mio avviso, è diretto, puro, sincero e reale come le stesse pagine del libro che si sta promuovendo. Solo queste possono dare davvero l’idea al lettore del romanzo, di quanto sia accattivante e profondo l’argomento che tratta, delle capacità di scrittura dell’autore.
Sono sicuramente il miglior biglietto da visita per chi scrive e per la stessa opera.

Quanti lettori prima di fare un acquisto, dopo aver visto la copertina e il retro del libro, iniziano a sfogliarne le pagine? Io onestamente lo faccio sempre, prima di decidere se un romanzo romanzo è per me o no. Tanto che spesso ho il timore che il libraio mi costringa a comprare per forza il libro che ho in mano, tanto l’ho sfogliato! Ma sono le pagine che rivelano quanto vale l’opera.

E oggi i new media danno la possibilità al lettore di visionare anche on line i primi capitoli del libro, di sfogliarlo come se fosse reale e lo avesse davvero tra le mani.

Metto dunque a disposizione dei lettori e delle lettrici l’anteprima del libro, anche piuttosto corposa, dal momento che potrete leggere circa il 15% del totale dell’opera. In più c’è una grafica spettacolare, a mio avviso! 😉

Potrete sfogliare le pagine virtualmente, leggere i primi capitoli e farvi un’idea di quanto valga la pena leggere questo romanzo.

Buona lettura!

GGB

Come nacque Selvaggia: un incontro continuo col doppio.

Dopo aver parlato un po’ del me scrittore, vorrei dedicare i prossimi post al romanzo.

La prima domanda a cui vorrei rispondere (sottolineo il vorrei perché di solito la prima che mi viene fatta è: “ah, hai scritto un libro? Cool! Quante copie hai venduto? “) è : “come è nata l’idea di scrivere un romanzo su una doppia personalità? ”
Bene, sono contento, mi sono auto-sottoposto un’ottima domanda. Vediamo ora di dare una altrettanto ottima risposta. 🙂

Si può dire che Selvaggia nasca in tre momenti diversi, tutti importanti per il costruirsi dello scheletro della storia.

Il primo risale ai miei sedici anni (lontano, eh?). Quando ero un piccolo ragazzino nerd che si divertiva a giocare di ruolo dal vivo. Cosa vuol dire? Che si andava in 50-60 persone, con un età che variava dai 14 ai 40 anni, nella pineta di Castel Fusano, ad Ostia, in armatura e costumi medievali, per interpretare i personaggi e le guerre del mondo fantasy (avete presente orchi, nani, elfi e tutti gli altri personaggi del Signore degli Anelli?).
Vestiti e armati fino ai denti (con riproduzioni fantastiche in lattice o in gomma piuma di lance, asce, spade, frecce ecc.) ci davamo guerra e interpretavamo i nostri personaggi nello svolgimento delle loro missioni.
Durante una tre giorni di gioco, mi capitò di interpretare un nano piuttosto irriverente. Ero travestito di tutto punto, con parruccone folto, barba lunga e rossa, pipa, armatura e armi. In più la mia altezza naturale non cosi sviluppata 😉
Fu la mia interpretazione migliore. Mi comportavo esattamente come un nano: goffo, orgoglioso, ruttone, con una finezza pari a zero! Ubriacone e con la voce rauca. Diventai famoso dentro il gruppo dei giocatori, per tutti ero il nano che faceva sbellicare dalle risate.
Cosa c ‘entra tutto ciò con Selvaggia? Arrivo al punto: quando mi chiedevano di imitare il nano senza che avessi addosso barba e parrucca non riuscivo a farlo.  L’irriverenza spariva, lasciando spazio alla mia leggendaria timidezza, al punto che molti si chiedevano se fossi effettivamente io quel nano sfrontato che girava per la pineta. In breve, la maschera indossata mi permetteva di avere una sicurezza che naturalmente non avevo. E solo con quel batuffolone di peli in faccia riuscivo ad essere chi non ero.
Anni dopo questa esperienza mi servì per immedesimarmi nei panni di una ragazza che con trucco e parrucca si sentiva una persona completamente diversa da sè.

Il secondo momento è descritto all’inizio del libro. Come Daniel, il giorno prima dell’università, mi trovavo davanti al PC. Era il 2004. A differenza sua non vagavo annoiato per i siti  internet ma cercavo una storia da scrivere. Tra i test di ingresso a Psicologia e l’inizio effettivo delle lezioni era passato più di un mese, e avevo avuto tempo di sprigionare la mia creatività, in storie e storielle mai pubblicate. Quel giorno mi misi in testa di scrivere un romanzo; non avevo idea di come l’avrei sviscerato. Sapevo solo che mi sarebbe piaciuto parlare di una ragazza e del doppio.
Per un po’ abbandonai l’idea, preso come ero dalle prime lezioni e dagli esami, da questo forte cambiamento nella mia vita.

La vera storia nacque mesi dopo, quando iniziai a frequentare un locale dark, il Jungle. Vi ricorda qualcosa? 🙂 E’ proprio il luogo dove Daniel e Selvaggia si vedono per la prima volta. Cosa fece scattare in me l’idea?
Anzitutto il contesto. Gli avventori di quel locale, alcuni fissi altri saltuari, passavano il loro sabato sera ricoperti di borchie, di vestiti scuri e trucco pesante. Durante la settimana capitava di incontrarli per strada, molti con il look dark, molti altri con il look classico, completamente diversi da come apparivano con le loro maschere del sabato sera. Ecco ricomparire il doppio.
Una sera mi fissai a guardare una ragazza che ballava da sola nel locale. Era una dark dai capelli neri, con due occhi azzurri e davvero magnetici.
Un giorno vi narrerò meglio quell’incontro. Per ora basti dire che non seppi mai il suo nome né riuscii a parlarle. Cominciai a fantasticare sul suo doppio, su come potesse apparire durante la settimana, senza tutto quel trucco e quelle borchie. Era sempre cosi dark o del tutto diversa? Iniziai a giocare con i suoi , manipolandoli dentro la mente. Me la immaginai allora bionda, classica, del tutto diversa da quella sera. Immaginai di conoscerla e di entrare nel suo mondo. Fu cosi che nacque l’idea di Selvaggia e dei Chiaroscuri di Personalità: da una persona che non ho mai saputo chi fosse.

Ho impiegato sei anni per portare a termine il romanzo. L’ho lasciato e ripreso centinaia di volte ma costante è stata sempre la voglia di portarla a termine. L’ho portato avanti assieme all’università, man mano che aumentavano le mie conoscenze sulla personalità, sull’adolescenza, sul Sé, sulla patologia e via dicendo; mano a mano che incrementavano anche le esperienze di vita inserite poi nel romanzo.
La corsa finale per concluderlo è stata assieme alla tesi di laurea.

Questa è la storia di come nacque l’idea di Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità.
Tanto per invogliarvi a leggerlo, a commentarlo e a condividerlo 🙂

GGB

Vi presento il mio me scrittore!

Bene!

Credo che il modo migliore per iniziare un blog che mi aiuti a promuovere Selvaggia, I Chiaroscuri di Personalità, sia partire proprio dall’autore, ovvero da me.

Il punto è cosa si intende per me.

Uno che ha scritto di una doppia personalità lascia intendere che creda fermamente che ciascuno di noi non abbia una personalità univoca, una statua di marmo rigida, sempre chiara e lampante. Al contrario, probabilmente riterrà che la personalità sia più della somma dei singoli me che la compongono. In effetti è proprio così, e aggiungerei che i me mutano a seconda delle situazioni, del tempo che scorre, delle persone, dei contesti… ci percepiamo spesso nuovi, diversi, a volte fatichiamo a descriverci e a conoscerci. Siamo in breve personalità in crescita, plastiche, pur avendo chiaro il senso di continuità, l’idea di essere sempre gli stessi, unici.
Questa digressione mi è servita per definire quale dei me descriverò; perchè c’è un limite importante che mi è imposto dal mio me psicologo: se voglio lavorare come psicoterapeuta, come spero, è bene che un cliente poco sappia di chi io sia, di quale squadra tifi, quali idee politiche abbia, e via dicendo (cosa davvero difficile oggi, con l ‘avvento di facebook) . Può invece sapere cosa ho scritto e quali sono le mie posizioni sulla psiche. E dunque limiterò al massimo le informazioni personali su questo blog, riservandomi di descrivere unicamente il me scrittore.
Quando nasce il Giovanni scrittore? Direi in tenera età. Nel guardare tra i fumosi ricordi di quando ero bambino, identifico la prima volta che ho scritto con l’immagine di me, ad otto anni, davanti ad una vecchia ed enorme Olivetti verde. Mi ricordo che iniziai a scrivere storielle su quella vecchia macchina da scrivere del nonno, affascinato come ero da quell’aggeggio rumoroso che non perdonava alcun errore di digitazione, lasciandolo indelebile sul foglio. Ricordo che non ero tanto diverso da oggi (a proposito di personalità mutevoli…!), passavo ore a camminare e a pensare a come sviscerare le storie che inventavo.

Camminare e pensare, sono sempre stato un fan dei peripatetici!

Ovviamente molte di queste storie sono state iniziate e mai finite. Solo con Selvaggia (iniziato a diciannove anni)  ho avuto la costanza di continuare e, soprattutto la voglia di arrivare alla fine, la stessa che vedo ora in chi legge il mio romanzo.
Selvaggia però non è a tutti gli effetti la prima pubblicazione, è solamente (si fa per dire) il primo testo narrativo edito e di certo, nel mio piccolo, lo scritto piú famoso. Ufficialmente ho anche, al momento, due pubblicazioni scientifiche. Una sulla formazione al colloquio, e uno sulla legge Basaglia e sull’integrazione del malato mentale, in inglese.
Altra robetta è in uscita ma ne parleremo..!
Accennavo ai vari scritti non terminati, storie di pirati, gialli, favole e chissà quanto altro, finiti nel cestino perché mai conclusi.

Onestamente non avrei mai pensato di terminare qualcosa, eppure è stato così.
E spero ovviamente non sia l’ultima. In qualche modo, la vecchia e rumorosa e pesante Olivetti dello studio del nonno ha aperto una strada, creando un nuovo me, scrittore, che vedremo dove arriverà.
Come mi piace spesso ripetere a me stesso (e oggi lo ricordo al me scrittore)
tanta strada ho fatto, tanta ne devo ancora fare.

GGB

Aprire un blog, ovvero accettare una sfida

Eccomi, mi sono convinto anche io.
Dopo il webinar su Skype di Emanuele Properzi, e la sua provocazione (voluta, non voluta? Non so) “devi superare il blocco psicologico” mi sono convinto.
Mai dire ad uno psicologo di superare un blocco psicologico. La prenderà come una sfida personale e professionale!!
Scherzi a parte, ho ritenuto che il blog sia la migliore forma di promozione di Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità.

Sperando in un fruttuoso percorso (e nel tempo per percorrerlo)
iniziamo questa nuova sfida! 😉