Il significato de “La filosofia dell’ottimismo”, il mio racconto sull’antologia Crisalide

Crisalide, Raccolta

Caro Visitatore,

oggi riprendo in mano il testo di Crisalide (libro a cui è ispirato il programma radiofonico che conduco), parlando un po’ del racconto che ho scritto su questa antologia o meglio chiarendo la filosofia che ne è alla base, che parte dagli insegnamenti della scuola di specializzazione in Psicologia della salute di Roma, con sede ad Orvieto.

E’ la scuola dove mi sto formando alla psicoterapia. Come vedrai in alto, ho aperto anche una sezione sul blog, intitolata “Psicologia della Salute”, per pubblicare articoli legati a questo approccio, che è centrale in tutta la mia produzione letteraria.

Lo scopo è avvicinare la psicologia alla gente, promuovere il benessere, sfatare il mito dello psicologo “strizzacervelli” e del cliente necessariamente malato. Al momento, devo ancora riempirla di contenuti: work in progress! A breve avrò anche delle novità e dei regali per te, quindi tieniti aggiornato 😉

Cardine centrale dell’insegnamento della scuola di Psicologia della Salute è la promozione del benessere e della stessa salute, l’attivazione delle risorse dell’individuo, atte a migliorare la sua vita. Il miglioramento della società può però passare attraverso una modifica del linguaggio di uso quotidiano, dando un senso migliore, ovvero una coloritura diversa, più ottimistica e positiva, che guardi alle potenzialità e non ai limiti di ciascun concetto.

Faccio alcuni esempi, citati in modo narrativo nel racconto:

1- Partiamo dall’errore, dallo sbaglio. E’ un termine che nel senso comune ha in genere una coloritura negativa: si ha paura di sbagliare, si critica lo sbaglio, si vede l’errore come una carenza propria e dell’altro. E’ proprio così? Ovviamente, NO! Sbagliare è bellissimo, è la principale fonte del cambiamento. Ci dona la percezione di essere umani, di non essere automi privi di volontà, macchine che non osano, che ripetono in modo coatto la stessa azione, senza sbagliare mai.

Bisognerebbe invece errare almeno una volta al giorno per sentirsi veramente vivi, per essere consapevoli che si sta crescendo, che si sta migliorando, che si sta apprendendo dal proprio errore. E con questa concezione forse non avremmo più paura di sbagliare, di osare; elimineremmo la vergogna, la timidezza che ci assale quando qualcuno ci fa notare l’errore o ci muove una critica.

Non cercheremmo mille giustificazioni tra il rossore delle nostre guance, ma semplicemente ringrazieremmo chi ci critica. perché è fonte di apprendimento e dunque di miglioramento personale.

2- Passiamo poi allo sgomento. Tipicamente è quell’emozione che ci paralizza, facendoci rendere conto che non abbiamo le risorse per affrontare una data situazione. E’ dunque anch’esso connotato negativamente.

E se invece quella stessa paralisi fosse un motore del cambiamento? Se il provare sgomento potesse attivare la ricerca di quelle risorse che ci aiutano a gestire la situazione? Anche lo sgomento diverrebbe fonte di apprendimento e sarebbe così connotato positivamente.

3- Ultimo termine (ma ce ne sarebbero molti altri da rivalutare!) è quello di crisi. I media ci descrivono quotidianamente varie tipologie di crisi che l’uomo sta affrontando, non ultima quella economica. Va da sé che la crisi abbia un significato tetro e negativo.

La domanda è: se fosse invece un’opportunità di crescita e di cambiamento?

Una crisi, di qualunque tipo sia (umana, economica, emotiva, familiare ecc.) ci porta inevitabilmente a fare una cernita dei limiti e delle risorse che abbiamo a nostra disposizione per gestire la crisi stessa.

Questa cernita ci permetterà di superare i primi e di incrementare le seconde, accrescendo noi stessi e preparandoci ad ulteriori sfide, che affronteremo con maggior vigore, grazie alle crisi già affrontate e alle risorse già ottenute.

Questa dunque la filosofia alla base del mio racconto, che ha come cardine una totale rivisitazione del linguaggio e dei termini usati dal senso comune.

Il protagonista è uno scrittore, perché agli scrittori e ai linguisti è data la capacità di giocare con le parole, di costruire nuove metafore, di dare un nuovo colore alle parole.

Ed è l’invito che faccio agli scrittori, forse un po’ alla Benigni (di cui ti regalo questo splendido video): giocate con le parole, cambiategli il senso, scopritene di nuove, coloratele di nuovi luci, donategli una gradazione positiva!

Date al lettore delle nuove lenti per vedere il mondo, delle lenti positive. Donategli un mondo in cui le parole hanno un nuovo significato.

Ci sono molti modi per combattere la crisi, uno certamente parte dagli scrittori, specie quando sanno toccare il cuore del lettore, e sanno donargli delle lenti nuove attraverso cui vedere il mondo.

Forse è ottimismo, caro visitatore.

Forse è utopia.

Forse… è possibile 😉

GGB

 

6 thoughts on “Il significato de “La filosofia dell’ottimismo”, il mio racconto sull’antologia Crisalide

  1. Se errare, provare sgomento ed essere in crisi, è il punto di partenza per il cambiamento: ebbene, io, sono una metamorfosi continua 😉
    P.S. Approvo tutto ciò che hai scritto 🙂

    • Grazie per il commento, caro visitatore anonimo, chiunque tu sia. Dipende tutto dall’ottica con cui vediamo l’errore: se come peso che ci abbatte o come, meglio, uno slancio per auto-migliorarci 😀
      Buona serata!

  2. Molto illuminante questo tuo articolo. E’ meglio cercare di andare sempre un po’ al di là delle apparenze di una situazione, nella quale, per quanto negativa possa sembrare o essere, c’è sempre un’opportunità di crescita. Questo ho imparato dalla vita. Grazie delle tue parole.

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